Ricerca Nomisma per Osservatorio Birra e Agronetwork

Milano, 8 giu. (askanews) – Quando vale “l’effetto birra” sull’agroalimentare italiano nel fuori casa? A misurarlo è una ricerca realizzata da Nomisma per Osservatorio birra e Agronetwork che racconta i consumi di birra nell’horeca attraverso il punto di vista di un campione di 1.000 consumatori tornati nei luoghi della socialità e di 100 professionisti del fuoricasa.

L’anno scorso fuori casa e birra sono cresciuti insieme: al +39% dei consumi agroalimentari fa eco il +21% di quelli della birra. Quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, otto volte su 10 si sceglie di accompagnarla con cibo della tradizione italiana: con una pizza, per aperitivo con formaggi e salumi del territorio, con un primo della tradizione o un secondo di carne o di pesce. La birra, quindi, si conferma un traino per la fetta di consumi agroalimentari nel fuoricasa che, stime Nomisma/Istat, nel 2022 vale 89,7 miliardi di euro. Un fuoricasa che, rivela lo studio Osservatorio Birra/Agronetwork, è sempre più legato a materie prime italiane, ai prodotti agroalimentari e alle bevande di qualità, locali o legati al territorio.

Secondo gli addetti ai lavori dell’horeca, negli ultimi due anni il consumo di prodotti agroalimentari di alta qualità nei locali italiani è aumentato (44%). E quello delle bevande registra addirittura il 53%. Interrogati sulle tendenze del momento del fuoricasa, i ristoratori italiani hanno risposto “il ritorno della tradizione, ma di qualità” (50%), “ricette e materie prime legate al territorio” (41%), “trattorie moderne e cibo come una volta” (32%). E c’è anche un ristoratore su 10 (il 9%) che sostiene che la vera novità di questo nuovo trend basato sugli elementi della tradizione siano le bevande low o zero alcol.

La birra, dunque, al centro del nuovo fuoricasa? In realtà lo era anche prima della pandemia. Se tre addetti ai lavori su 10 hanno notato un aumento dei consumi di birra nel locale, sei su 10 ritengono che il consumo di birra sia stabile rispetto al 2019. Per il 55% è una bevanda che non può mancare nell’offerta del locale, per il 58% lo era già prima della pandemia. Quello che sembra emergere è che il peso della birra nella ristorazione italiana sia destinato a crescere ancora: a sentire i gestori in quattro locali su 10 questa bevanda incide oggi tra il 10% e il 15% sul business. E nei prossimi 5 anni questa percentuale è destinata a crescere fino al 20-25%, con punte del 50%.

In particolare, la birra è la bevanda più richiesta nei locali (59%), davanti alle bollicine (39%) al vino bianco (38%) e al vino rosso (34%). Secondo i ristoratori la versatilità, nelle occasioni di consumo (40%) e nell’abbinamento a tutto pasto (24%), è la chiave del suo successo rispetto ad altre bevande. Lo confermano i consumatori, che nell’ultimo anno hanno preferito la birra per il suo gusto (62%), per la sua leggerezza (52%) e perché si abbina bene con tutte le portate (43%). Otto consumatori su 10, poi, sostengono che la qualità dell’offerta delle birre sia fondamentale per la scelta del locale. Preferiscono (60%) birra prodotta nel nostro Paese o in una regione specifica.

A proposito di abbinamenti, per oltre il 90% dei professionisti dell’horeca la birra è adatta a sostenere anche il consumo di prodotti agroalimentari di qualità. I consumatori dal canto loro affermano, per il 76%, che pizza e birra sono un mix evergreen, anche se ormai viene ordinata a tutto pasto. È infatti, molto gettonato anche il connubio con stuzzichini o finger food per l’aperitivo (51%), con antipasti di terra o di mare (43%) e primi piatti (27%).

L’approccio alla qualità, nel bicchiere e nell’abbinamento, è confermato dall’identikit del consumatore di birra agli occhi di chi lo osserva tutti i giorni dalla cucina, dalla sala o da dietro al bancone. Millennial, curioso e attento a qualità del servizio e dell’abbinamento col cibo; ha tra i 30-44 anni (la fascia di età con maggiori disponibilità economiche), è attento allo stile/tipologia di birra (51%) e al suo corretto servizio (23%); apprezza la varietà dell’offerta, chiedendo, indifferentemente la classica lager (che resta la preferita per due consumatori su tre) o birre speciali e di territorio.

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