Scritto da Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini
Milano, 6 mar. (askanews) – Nel 96% dei casi le Cantine turistiche italiane propongono la classica visita guidata ai locali di produzione con una piccola degustazione finale, e la metà sono chiuse nei giorni festivi e nei fine settimana, cioè proprio quando i visitatori sono potenzialmente di più, con l’11% delle prenotazioni che cade nel vuoto. Aumentano invece i prezzi delle attività proposte, comprese le esperienze ‘premium’ oltre i 100 euro a persona, che generano un reddito però ancora marginale rispetto alla vendita diretta del vino che è pari al 6-14% dell’intero business enologico ed è il vero introito enoturistico. Sono alcuni dei dati che emergono da ‘Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale’, un volume di Agra Editrice dedicato al settore enoturistico con particolare attenzione all’impatto delle tecnologie digitali, che è stato presentato a Palazzo Giustiniani a Roma. Duecentoundici pagine scritte a quattro mani dal docente universitario e senatore Dario Stefàno e dall’imprenditrice vitivinicola Donatella Cinelli Colombini con il contributo de Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Città del Vino e Nomisma Wine Monitor.
Il manuale è la più ampia e documentata analisi delle destinazioni del vino italiane (città e Cantine) che sono state indagate da Nomisma Wine Monitor su un campione di 145 Comuni e 265 imprese. Oltre ai dati statistici e alla fotografia dell’evoluzione di un comparto che si sta consacrando come strategico per il turismo italiano, il libro definisce le categorie in cui raggruppare le Cantine che già adesso registrano 15 milioni di accessi ogni anno e ricavano sul fronte enoturistico mediamente il 7% del loro business enoico: piccola Cantina con accoglienza familiare (39%), Cantina con rilevanza storica, architettonica o artistica (14%), brand famoso/marchio storico (12%), Cantina con rilevanza paesaggistica o naturalistica (11%), Cantina organizzata per l’incoming (11%) e Cantina dotata di offerta innovativa (11%).
Il 48% delle aziende vitivinicole che offrono servizi enoturistici non supera i 500mila euro di fatturato annuo, hanno in media 15 dipendenti di cui tre coinvolti con la wine hospitality, affidata nel 73% dei casi ad una donna, mentre la direzione aziendale è prevalentemente maschile (55%). Il volume contiene inoltre degli affondi che vogliono rappresentare dei manuali d’uso per gli uffici turistici delle Città del Vino e per le Cantine aperte al pubblico. Il focus, spiegato in queste sezioni da Donatella Cinelli Colombini, è sul significato e il funzionamento del wine club e sui vantaggi di un uso coordinato dei social network e della tecnologia per ampliare i follower che ne rappresentano il principale bacino di utenza, così come per l’e-commerce proprietario.
‘Questo libro continua a volere essere occasione non solo di verifica dell’evoluzione di un fenomeno legato in modo profondo a due asset strategici del nostro Paese, quali sono, appunto, il turismo e il vino – ha spiegato Stefàno – ma anche di pungolo e richiamo affinché legislatore e governo colgano e, possibilmente, anticipino input e tendenze che caratterizzano questa peculiare declinazione del turismo esperienziale’.
‘La mia parte del libro contiene le ‘istruzioni per l’uso’ delle novità emerse dalle indagini, insegna, ad esempio, cosa sono i winery club e come mai in Usa funzionano e da noi no, perché le Cantine devono usare più tecnologia nel rapporto con i visitatori e smettere di proporre ‘esperienze del vino fotocopia” ha precisato Cinelli Colombini, aggiungendo che ‘la parte più nuova riguarda le donne del vino: è breve ma è la prima raccolta organica delle informazioni sul vino al femminile in Italia e mostra che le donne delle aziende del vino sono le più vicine al tetto di cristallo e che la parità di genere si raggiunge procedendo in modo asimmetrico cioè presidiano le attività più congeniali alle donne. Infatti – ha concluso – nelle Cantine le donne sono minoritarie nel settore produttivo ma dominano, anche in termini di progressioni di carriera, il comparto più vicino ai consumatori cioè commerciale, enoturismo, comunicazione e marketing’.
‘Le Cantine, anche quelle di più piccole dimensioni, hanno accelerato negli ultimi anni il percorso di ampliamento di esperienze enoturistiche offerte, spaziando su dimensioni trasversali, dalla ristorazione alla ricettività, mettendo al centro la natura e il benessere’ hanno spiegato Denis Pantini e Roberta Gabriell di Nomisma-Wine Monitor, aggiungendo che ‘il percorso da seguire è delineato, la sfida per le associazioni, le amministrazioni coinvolte e le Cantine in primis è accrescere lo sviluppo di competenze, da quelle tecniche a quelle relazionali e di customer care: il fine è quello di avere un enoturista che sceglie di tornare e di consigliare l’esperienza vissuta’.
Accolti a Palazzo Giustiniani a Roma dal saluto del presidente del Senato Ignazio La Russa, alla presentazione del libro ‘Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale’ sono intervenuti, oltre agli autori, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, il presidente dell’Oiv Luigi Moio (con un videomessaggio), la presidente de Le Donne del Vino, Daniela Mastroberardino, il presidente del Movimento Turismo del Vino, Nicola D’Auria, il presidente dell’Associazione Città del Vino, Angelo Radica e per Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini e Roberta Gabrielli.
‘Dobbiamo aiutare il settore a costruire offerte turistiche sempre più diversificate perché ormai non parliamo più di turismo ma di turismi’ ha detto Santanchè, proseguendo che ‘ l’enoturismo è una forma di turismo che ci aiuta anche a destagionalizzare perché spesso le Cantine sono collocate in luoghi meno conosciuti intorno ai quali si possono costruire percorsi turistici differenti’. ‘Serve quindi un’offerta di qualità supportata da percorsi di alta formazione’ ha aggiunto, ricordando che ‘questo settore dà lavoro a molte donne e le rende indipendenti economicamente e quindi più libere, e questo è un passo importante contro la violenza di genere’.
‘L’enoturismo è un comparto strategico per tutti’ ha ricordato Moio, sottolineando che ‘l’Italia è un museo del vino a cielo aperto, siamo un modello reale di diversità del vino, che è possibile comunicare e trasmettere agli appassionati solo accogliendoli nei luoghi. I suggerimenti che vengono dati in questo manuale – ha chiosato – continua a leggere sul sito di riferimento