ROMA – Un accordo di pace mediato dalla Guinea Bissau è stato sottoscritto dal governo del Senegal con i separatisti del Movimento delle forze democratiche della Casamance (Mfdc), una formazione nata oltre 40 anni fa con l’obiettivo di ottenere l’indipendenza di questa regione del sud da Dakar. La firma sull’intesa, riferisce l’Agence de presse senegalaise (Aps), è stata apposta domenica. “Abbiamo potuto concludere un accordo importante, che rappresenta un passo significativo verso una pace definitiva in Casamance” ha dichiarato il primo ministro senegalese Ousmane Sonko nel Palazzo della Repubblica di Guinea Bissau, al fianco del presidente del Paese ospitante, Umaro Sissoco Embalo.
I COMMENTI DELLA STAMPA DI DAKAR
La notizia è in evidenza sui quotidiani del Senegal. Vox Populi ha salutato “una nuova tappa nella ricerca della pace”. Secondo il giornale, “l’accordo mira a porre fine alle ostilità, garantire la smobilitazione e il reinserimento dei ribelli e rilanciare il processo di pace per assicurare stabilità e sviluppo alla regione”. La notizia è rilanciata anche da Le Soleil. “Lo Stato e l’Mfdc”, sottolinea il giornale, “firmano un accordo di pace che rafforza quello precedente, sottoscritto nell’agosto 2022”. Sonko ha detto che “il presidente Bassirou Diomaye Faye ha un progetto ambizioso, denominato ‘Piano Diomaye per la Casamance’, un programma di sviluppo economico e sociale che non può essere realizzato senza una pace definitiva”. Il primo ministro ha aggiunto che “tutto ciò che riguarda il Senegal ha un impatto anche sulla Guinea Bissau e viceversa”. L’Mfdc è stato fondato nel 1982. L’obiettivo della sua lotta è stata da subito l’indipendenza della Casamance, una regione situata al confine con il Gambia. Nel maggio 2023 almeno 250 combattenti dell’Movimento avevano deposto le armi a Mongone, una ex roccaforte separatista. Il conflitto aveva allora già causato oltre 5mila morti. Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), le persone costrette a lasciare le loro case erano state invece tra le 30mila e le 60mila. Circa 10mila poi coloro che avevano cercato sicurezza in Gambia o in Guinea Bissau.
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